Le faccende domestiche sono solito sbrigarle in fretta.

Il sabato mattina non è raro vedermi fare la spola nell’appartamento, nella vana speranza di riuscire a terminare tutto prima dei dodici rintocchi delle campane della chiesa.

Per questo, nella mia malata logica di ottimizzazione del tempo, prima ancora di iniziare a mettere in ordine procedo con il lavaggio di tutti i capi sporchi accumulati in settimana, salomonicamente divisi per colore.

Come negli scacchi, inizio sempre dai bianchi.

Il programma è quello rapido, non ecologico. L’ambiente sopravviverà ad un mio capriccio della domenica, ma voglio quelle t-shirt pulite prima dell’inizio del nuovo ciclo lunare.

Ruoto la manopola sul 30, e prima di premere il tasto ON controllo un’ultima volta se il portello è chiuso.

Mi chiedo se è così che si sentono gli astronauti quando partono per una missione, come delle magliette infilate a forza dentro un cestello di metallo, in attesa che dall’altra parte qualcuno apra il portellone.

Il suono dell’acqua che scende segna l’inizio della mia giornata di pulizie. Mentre rimbalzo da una parte all’altra della casa come una pallina da ping-pong, ogni tanto lancio uno sguardo sulla lavatrice.

Il Polifemo del XX secolo ricambia con il suo occhio, che continua a girare vorticosamente.

Riprendo a lavare il pavimento, facendo scorrere lo straccio avanti e indietro sul pavimento. Per un attimo la mia mente si incanta su un piccolo, minuscolo granello di polvere, fuori luogo come una bollicina di sodio nell’acqua Lete in mezzo a tutto quel bianco gres porcellanato.

Butto nuovamente l’occhio sulla lavatrice e mi accorgo che dentro l’oblò si è formato il simbolo del tao.

Inspiegabilmente, i terroristi dei capi scuri devono aver superato in qualche modo i controlli di sicurezza, riuscendo ad infiltrarsi nel cestello dei bianchi.

Premo il pulsante di spegnimento, ma devo attendere una manciata di secondi prima di guardare dentro l’oblò della lavatrice.

L’attacco terroristico purtroppo ha avuto successo. Le magliette che un tempo erano bianche sono ora di un color grigio topo e l’unico sopravvissuto alla strage è un calzino.

Lo raccolgo dal cestello, pronto, come Bithia, a dargli una nuova vita.


pfz