Non mi piace scattare foto. Preferisco vivere i momenti, farli miei, diciamo pure metabolizzarli.
Le poche volte che riguardo una vecchia fotografia, quindi, è più facile ricordare la storia di uno scatto.
La memoria di un agosto, un agosto torrido che solo Firenze, immersa in quella conca completamente dimenticata da Eolo, sa regalare.
Nella piazza di Santa Croce un artista circense immerge all’interno di un secchio due bastoni legati insieme da due corde, come per formare un quadrato.
Le corde, trascinate verso l’alto ed esposte all’aria e al leggero favonio, liberano un sacco di bolle di sapone.
Tutti i bambini in mezzo alla piazza si divertono a inseguire quelle bolle e farle scoppiare. Tutti tranne lui, un bambino biondo, l’unico che cerca di catturarle.
Eppure, per quanto ci provi o si metta d’impegno, alla fine la bolla scoppia sempre.
Ma in fondo, non è forse essere effimere il destino delle bolle di sapone?
Proprio come noi, chimicamente complessi e fragili, che tanto desideriamo essere presi, anche se basta poco per farci scoppiare.
pfz
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