Sono in pizzeria, comodamente spiaggiato nei divanetti nella sala di attesa mentre aspetto con trepidazione la mia margherita. Seduto alla mia destra, un signore di mezza età legge con attenzione La Gazzetta dello Sport. Per sfogliare le pagine si inumidisce il pollice e l’indice con la punta della lingua, gira violentemente la pagina e produce un sonoro schiocco.
Alla mia sinistra una famiglia aspetta di accomodarsi ad un tavolo, che nonostante la sala sia deserta, la cameriera fatica a trovare. Marito e moglie discutono animatamente sulla scelta del posto.
La moglie sostiene che la pizzeria non è ben recensita su TripAdvisor, tesi avvalorata secondo lei “dal fatto che oggi è sabato e che se il posto è deserto vuol dire che la pizza non deve essere poi così buona”. Come aggravante, la cameriera li sta facendo aspettare troppo e il bambino non si sta divertendo. In sintesi, conclude, sarebbe stato meglio andare al solito posto.
Il marito ribatte, obiettando che Marco sostiene che la pizza sia ottima. Ricorda inoltre alla sua dolce metà che oggi sono tutti a seguire i concerti in centro, ed è del tutto normale che la sala sia vuota.
Il bambino, annoiato dalla conversazione, trova divertimento nel masticare rumorosamente un chewing-gum, divertendosi nel creare colorate bolle rosa shocking, che ingrandisce fino a farle scoppiare in un sonoro “pop”. Lo schiocco delle pagine rosa del giornale e lo scoppio delle bolle gargantuesche generate dal bambino si alternano sul ritmo sincopato della musica lounge proveniente dalle casse della pizzeria.
“Canadese, parmigiana e zucchine senza sugo!”
Il signore accanto a me si alza di scatto, piega bruscamente La Gazzetta dello Sport e la abbandona sul divanetto, dirigendosi verso il pizzaiolo per ritirare l’ordine. Il posto vacante viene tempestivamente occupato dal bambino, che festeggia la conquista del territorio con l’ennesima bolla.
Forse a causa dell’entusiasmo, questa volta il poppante non riesce a contenere l’esplosione, che risulta talmente forte da fargli stampare il chewing-gum sulla faccia. Il bambino si alza, la bocca e parte del naso ricoperti dal chewing-gum, e mostra con fierezza al padre e alla madre il suo operato.
Il signore della Gazzetta non può fare a meno di notarlo, ed uscendo con in mano le pizze gli rivolge un’occhiata disgustata. Nonostante cerchi di rimanere serio, il padre si copre la bocca con la mano per non ridere. La madre è invece furente, strappa con le mani la maschera di chewing-gum dalla faccia del figlio, rimproverando sia lui che il marito, reo di aver sdrammatizzato il momento.
La cameriera salva in corner lo sposo, e dopo essersi scusata per l’attesa accompagna la famigliola al tavolo più vicino.
“Margherita!”
L’urlo mi risveglia, ricordandomi perché sono lì. Corro verso il bancone, dove il pizzaiolo mi consegna il cartone rovente.
Appena uscito, sollevo leggermente la parte di sopra solo per accertarmi che non abbiano sbagliato pizza e per sentire il profumo, ma è ancora così calda che il vapore quasi mi anestetizza le narici.
Torno a casa e metto la pizza in forno, mi lavo le mani e mi metto in fretta pigiama, poi prendo dal frigo una birra e accendo la TV.
Basta proprio poco per essere felici.
pfz
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