La famiglia

Allegra e vivace famigliola composta da padre, madre e allegro pargolo di 4/5 anni. Nel loro inventario un ombrellone, una borsa frigo, un borsone pesante, una sacca da mare ripiena di giochi e due sdraio.  Appena arrivati, inizia l’eterna diatriba sul posto dove piantare l’ombrellone. La madre preferisce vicino alla riva, il padre il più lontano possibile da altre forme di vita. A seguito di un lungo dibattito, vince la madre.

La messa in posa dell’ombrellone inizia solo a seguito dello svolgimento di complessi calcoli matematici da parte del padre, finalizzati a determinare la maggiore superficie di ombra generata nel corso della giornata.  Dopo il calcolo, effettuato in modo empirico tramite l’apertura dell’ombrellone, il responsabile dei lavori (la moglie) autorizza la messa in posa dello stesso.

Con la stessa euforia di Ben Affleck in Armaggeddon, il padre inizia a scavare un buco nella sabbia. Per patire meglio il caldo e la fatica e giustificare le future lamentele, tutte le operazioni vengono effettuate indossando la maglietta e mentre porta a tracolla i borsoni. Solo dopo aver scavato un buco abbastanza profondo per poter trovare del petrolio, il padre può finalmente crollare stremato sotto l’ombrellone.

Nel mentre, il bambino tenta la fuga verso l’acqua. Con i riflessi di un cobra, la madre bloccaimmediatamente il fuggitivo e fa presente al figlio, stritolandogli l’arto, che non andrà da nessuna parte senza crema.

Il pargolo scoppia ovviamente in un pianto isterico, comprensibile, visto che la crema mare sembra avere la stessa consistenza del cemento.  Dopo aver ricoperto il bambino con questa sorta di malta bianca, che dona al piccolo lo stesso aspetto del fantasma dell’opera, i due genitori riprendono a discutere sulla scelta del posto, mentre il bimbo fugge in mare.

La coppia

Giovane coppia. Al loro seguito non hanno molto, giusto una borsa lei e uno zainetto lui.

A loro non interessano ombrelloni, spiaggia o altro. Gli interessa solamente mostrare al mondo il loro amore e usare la spiaggia come un’idilliaca dimostrazione di forza del loro affiatamento, dignitosamente incuranti delle attenzioni che generano le loro effusioni.

Passano l’intera giornata a far petting selvaggio davanti agli occhi attoniti di famigliole o di bambini che ogni tanto bazzicano da quelle parti, costringendo i genitori a ricorrere a metafore come quella dell’ape e del fiore. I loro corpi si staccano solamente per concedersi un bagno o una fugace lavata di testa.

Andranno via verso le otto di sera, quando il bagnino, stanco dello spettacolo, lancerà vicino alla coppia pezzi dei piccoli pezzi di pane, costringendo i due ad abbandonare il posto per evitare di essere mangiati dai gabbiani.

Il campo base

Conglomerato di tende e tendoni che si estende a vista d’occhio e che comprende tre generazioni del nucleo familiare. Per poter sostare in spiaggia hanno richiesto al comune un permesso edilizio e depositato la SCIA. L’accampamento si estende per almeno 10 mq, rendendolo de facto un enclave sul territorio italiano.

Al centro, pilone portante della struttura, vi è un cumulo di borse frigo e sacche da mare contenenti le più disparate e improbabili prelibatezze culinarie.

Per restare leggeri, il nonno e la nonna hanno preparato dai due ai tre chili di pasta con salsiccia e peperoni, ventisette fettine panate, due angurie e un cesto di pesche. Una borsa frigo è interamente dedicata alle birre per il nonno.

Finito il pranzo, i tempi di attesa per fare il bagno per i bambini vanno dalle due alle quattro settimane.

L’accampamento vive del respiro degli anziani e dei genitori, che siedono in circolo come alla tavola di re Artù, mentre ai lati i bambini cercano di giocare con la poca ombra a loro disposizione.

Il solitario

Un telo e uno zaino, tanto basta a quest’uomo per andare in spiaggia.

Abbronzatissimo o pallidissimo a seconda del periodo dell’anno in cui ci si trova al mare, il solitario può avere due ulteriori sottocategorie.

Il solitario social, che passerà l’intera giornata chiacchierare amabilmente al telefono con un suo amico che lavora in Cambogia e con il quale si lamenta dell’aumento del prezzo delle zucchine al supermercato sotto casa e del cambio di genere del loro compagno di classe alle superiori.

Il solitario apatico, che passerà il tempo a interrompere continuativamente la sua lettura de “L’insostenibile leggerezza dell’essere” per dedicare fugaci occhiate ai fondoschiena delle 18enni davanti a lui.

Gli sportivi

Piccolissimi Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, o almeno tali credono di essere.

Si portano appresso un pallone da calcio che si palleggiano facendolo passare quanto più vicino alle teste dei passanti, premurando di avvertire con un sonoro “pallaaa” il malcapitato prima che lo colpisca.

Il loro gioco preferito consiste nel “calcio terra-mare”: uno dei due (di solito il più piccolo) si posiziona in acqua 20 metri lontano dalla riva, mentre il secondo fa partire dalla spiaggia un missile terra-aria diretto verso una immaginaria porta.

Il missile passerà naturalmente affianco a bambini, giovani e anziani, con elevato rischio di fare una strage di innocenti, prima di essere parato o di entrare nella porta inesistente. La convalida del gol è affidata al buon senso, ma in caso questo venga a mancare ci si rimette al primitivo sillogismo: “la palla è mia e decido io”.

Di loro esiste anche la variante tennistica, con i piccoli Rafael Nadal e Roger Federer, i  quali occupano porzioni intere di battigia mentre sono impegnati nella loro personale crociata: evitare che la pallina cada per terra a qualsiasi costo.

Nella maggior parte dei casi, ad ogni diritto o rovescio riuscito nell’intento, corrispondono urla belluine che testimoniano l’avvenuto salvataggio della pallina.

Per le palline dei restanti bagnanti invece, non c’è niente da fare, cadranno sempre.


pfz