Fra tutte le faccende domestiche, quella che di gran lunga detesto maggiormente è lo smaltimento settimanale dell’immondizia.

Sebbene abbia l’incontestabile vantaggio di liberare la casa dal tanfo del pattume, essa implica anche la discesa di un piano di scale e l’uscita nel cortile condominiale.

Questo aumenta il rischio di incrociare l’inquietante e taciturna anziana del secondo piano, che come Belfagor si aggira nel palazzo ad orari improbabili.

Forse anche per questo, nonostante siano le dieci di sera, scendo le scale silenziosamente, quasi a non voler svegliare un mostro atavico.

In genere, buttare il “rusco” nel cassonetto condominiale non regala poi tante emozioni, pertanto, durante lo svolgimento dell’ingrato compito, sono solito ascoltare un podcast.

Così, mentre Barbero racconta di come Scipione abbia vissuto la terribile disfatta di Canne ad opera di Annibale, scendo le scale ed apro il portone che da sul cortile, quand’ecco che sulla pattumiera intravedo tre sagome.

Truuu.

Come nella canzone di Bob Marley, tre piccioni sono appolaiati sul bidone condominiale. Normalmente non mi farei intimidire, ma questi tre hanno qualcosa di diverso.

Somigliano ai membri ad una gang, dei veri e propri bulli. Uno di loro è guercio all’occhio destro, uno ha la zampa sinistra monca e un terzo l’ala destra martoriata.

Hanno l’aria di aver affrontato più battaglie aeree del Barone Rosso e non sembrano intenzionati ad abbandonare il coperchio del bidone.

Faccio per avvicinarmi con circospezione, quando il piccione-guercio, dopo avermi scrutato, lancia un primo monito.

Truuu.

Rimango fermo, anche perché il piccione-zoppo inizia a passare il becco sul manico del bidone, come per affilarlo.

D’istinto, stringo il sacchetto di spazzatura nelle mie mani, preparandomi ad usarlo come fionda.

Nelle mie orecchie, Barbero sottolinea come Scipione riuscì a vincere la battaglia di Zama chiudendo con una manovra a tenaglia l’esercito di Annibale dopo averne annientato la cavalleria.

Truuu.

Il piccione-monco gonfia il collo e sbatte l’ala sana, mentre il piccione-guercio inizia a girare intorno al bidone, rimarcando il possesso del territorio.

Agito il sacchetto della spazzatura nella loro direzione, ma l’unica cosa che ottengo è un’altra occhiataccia dal piccione-guercio.

Truuu.

Il piccione-zoppo inizia a gonfiare il petto. Tutti e tre sembrano ben lontani dall’abbandonare il loro prezioso bidone e pronti a battersi per il loro territorio.

Agito nuovamente il sacchetto verso di loro, arrivando quasi a colpire il piccione-guercio, da me identificato come leader della gang.

Questi non si scompone più di tanto, resta impassibile come Kobe Bryant davanti a Matt Barnes, e rimarca la sua impavidità con un ulteriore verso d’avvertimento.

Truuu.

Preso dalla foga trasmessa da Barbero che esalta le gesta della Gens Cornelia, prendo coraggio e decido di applicare la tattica di Scipione a Zama.

Con uno scatto fulmineo, aggiro il bidone dell’immondizia e lo colpisco al manico con il calcio della gru di Daniel Larusso. 

I Club Dogo della voliera vengono scossi da quello che per loro è l’equivalente di un terremoto 4.9 di scala Richter, e abbandonano finalmente la loro posizione.

Il piccione-monco, incapace di volare, si limita a “scendere” dal bidone, mentre il piccione-guercio e il piccione-zoppo si librano pigramente in aria per poi atterrare a qualche metro di distanza.

Truuu.

I tre, riuniti insieme, mi scrutano torvo mentre butto l’immondizia, tronfio della mia vittoria. Richiudo il cassonetto con un gesto di stizza, senza mai staccare lo sguardo dal piccione-guercio.

Truuu.

I tre prendono finalmente il volo. Ringalluzzito dalla vittoria ottenuta, mi sistemo in modo spavaldo il giubbino e faccio per risalire le scale.

Mi giro appena in tempo per veder apparire davanti ai miei occhi, sotto la fioca luce del pianerottolo, la mitologica anziana signora del secondo piano.

Senza salutarmi o proferire alcuna parola, la vecchia mi aggira, puntando dritta al cassonetto. Le rivolgo un veloce cenno di saluto (non ricambiato) e apro il portone per salire nel mio appartamento.

Prima che butti il pattume nel bidone, incrocio un’ultima volta gli occhi con la vecchia, che si limita semplicemente a scuotere il capo.

Mentre risalgo le scale, Barbero spiega come Scipione, chiamato a processo dai suoi accusatori, rispose a ricordando di quali imprese era stato capace nel corso della sua lunga vita da militare.

Penso all’ingratitudine dei romani verso un generale che aveva sconfitto uno dei più pericolosi nemici di Roma, mentre mi domando se Scipione abbia mai avuto problemi con i piccioni.


pfz