Mi piace fare colazione al bar.

Mi rilassa il rumore delle tazzine scaraventate con noncuranza nel lavello dai baristi, così come quello della macchina del caffè che spreme la cialda. Mi piacciono i discorsi dei vecchi sulle notizie del giorno, l’odore delle paste appena sfornate e del cappuccino servito caldo.

Sono all’incirca le sette e mezza di mattina, e mosso dalla consapevolezza di dover affrontare una settimana condensata di scadenze, decido di concedermi un’abbondante colazione consolatoria al bar.

Un’oasi tranquilla, che di prima mattina è frequentato unicamente da una pattuglia di anziani, che scansionano e sorvegliano chiunque entri nel loro territorio come gli ufficiali della Stasi nella Germania Est, e dai lavoratori della prima ora come me.

Siamo perfettamente riconoscibili, noi lavoratori. La testa bassa, l’aria sonnolenta e la presenza fissa degli occhiali da sole, strategicamente indossati per mostrare i segni delle occhiaie.

Dopo essere entrato, passo in rassegna tutte le paste presenti all’interno del locale. Scelgo un cornetto al pistacchio.

Sono partito con l’idea di consumare al bancone, ma il bel tempo mi trasmette una immotivata felicità, così decido di appropriarmi di un tavolino all’esterno.

Appena poggiato sul tavolo il vassoio con la colazione, realizzo che mancano i fazzolettini.

Dante avrebbe detto “Galeotti furono i fazzolettini”.

Appena recuperati, mi accorgo di quello che è accaduto in mia assenza sul tavolino.

Due piccioni affamati stanno banchettando con il mio cornetto.

Entusiasti e quasi increduli di aver trovato la tavola apparecchiata per loro, i pennuti stanno martoriando il mio pasto con il becco e gli artigli. 

Sono inutili i miei tentativi di recuperare la colazione. Finisco per osservare impietrito la scena, mentre i volatili si spartiscono equamente i resti del mio pasto e rovesciano in terra la tazza con il cappuccino.

Sopraggiunge la barista, allarmata dal rumore delle stoviglie rotte.

Dopo avermi aiutato a raccogliere i cocci della tazzina mi consola con la gentilezza di una mamma, scusandosi per l’accaduto e promettendo un altro cornetto al pistacchio e un altro cappuccino.

Ma ormai è inutile, glielo dico. Ho interpretato il tutto come un segnale divino. Voglio solo allontanarmi mesto e affamato dal bar e crogiolarmi nella mia malinconia.

Solo per farla contenta, accetto comunque il cornetto al pistacchio.

Ma il suo gusto stavolta è diverso.

È quasi amaro.

pfz