Alcune persone sono come gli auricolari.

Non le moderne cuffie bluetooth, ma quei bianchi, fragili, anemici auricolari con un cavo sottile e alle volte un pulsantino per alzare il volume o accettare le chiamate.

Non riesco neanche a quantificare il numero di cuffiette che ho smarrito, rovinato o reso monche. Però una cosa la ricordo: la loro incredibile capacità di aggrovigliarsi in un gomitolo contorto e disordinato.

Per quanto ogni giorno mi impegnassi a sbrogliare i fili, era sufficiente un veloce giro nella tasca dei pantaloni perché questi si attorcigliassero nuovamente su sé stessi.

Ecco, alcune persone sono proprio come quei fili.

Per quanto tu possa riuscire a tirarle fuori e districare i pensieri che aleggiano nella loro testa, non c’è verso, questi continueranno a ingarbugliarsi. No, loro hanno solo bisogno di restare nella tasca, a contorcersi nei loro pensieri.

Sì, perché quello che vogliono è continuare a crogiolarsi nella loro difficile situazione.

Per questo, quando li tiri fuori da quella tasca e cerchi di dar loro una mano, hanno quasi paura. Perché sanno che questo farebbe perdere loro il diritto a ciò che davvero vogliono: continuare ad aggrovigliarsi.

Così, mentre cerchiamo di separare ancora una volta i fili dei miei auricolari, mi chiedo perché ci condanniamo a questo infinito nietzschano eterno ritorno di inutile sofferenza.

Siamo consci che basterà rimetterle in tasca per trovare un ennesimo groviglio, eppure continuiamo a sbrogliare i fili.

Ma la ragione, in fondo, è molto semplice. Come possiamo vivere senza musica?

pfz