Sono appena passate le sette e mezza.

Vorrei poter non aprire gli occhi e continuare a dormire, ma un impeto di raziocinio mi ricorda che la mia indipendenza economica è legata a doppio filo alla mia presenza a lavoro.

Sebbene sia perfettamente in orario, nella linea temporale tratteggiata dalla mia mente iniziano a delinearsi tutti i possibili scenari per un ritardo. Non sono però preoccupato, perché sono consapevole che si tratta di pensieri perfettamente normali fino a quando non farò colazione.

Il rumore del caffè che esce è un preludio alla colazione, tuttavia è solo mentre sto apparecchiando il tavolo che mi rendo conto che sono finiti i biscotti.

Quando finiscono i biscotti e sono costretto a fare colazione con il solo caffellatte mi domando perché, quando vado a fare la spesa, non prendo mai una confezione di biscotti in più. Una sola, da tenere nei cassetti, sotto il lavandino, nell’armadio o da qualche altra parte.

Un pacco di biscotti da tirare fuori come asso nella manica solamente per le emergenze o nel caso in cui gli altri biscotti finiscano. Un piano B, insomma, dove la B sta appunto per biscotti.

Poi mi ricordo che sono sempre io a non lasciarmi pacchi di biscotti, per il timore di mangiarli tutti a seguito di raptus ipoglicemici causati da stress lavorativo o durante giornate caratterizzate da indolenza nella produzione culinaria.

Preferisco quindi non confidare nella mia forza di volontà davanti ai dolci, ma piuttosto puntare tutto sulla mia pigrizia nell’acquistare più di due scatole di biscotti quando vado a fare la spesa.

Continuo quindi a bere il mio caffellatte. Ai biscotti penserò stasera.

pfz