Un tempo ero un universitario, e come tutti gli universitari vivevo per il 18, quel 18 strappato con le unghie e con i denti all’ultimo appello della sessione estiva.

Ho avuto molto tempo per prepararmi, quasi due mesi, e per questo non so un cazzo. Perché per qualche ragione a me ignota, maggiore è il tempo che hai per preparare un esame, e minore sarà la tua preparazione. Per prendere un 30 ti basta una settimana, ma per prendere il 18 ti ci vuole un mese.

Sei là, sai tutto. Sai troppo. Hai approfondito argomenti che non servivano, tanto che ora non ricordi l’essenziale. Sai fare gli algoritmi, ma hai scordato come fare le divisioni.

Il giorno dell’esame dici a tutti che non ti ricordi un cazzo. Lo dici sempre. Ma non è vero, e lo sai. Solo che non vuoi che qualcuno ti stressi. Ci sono altri dieci studenti intorno a te. Dieci disperati come te. Tutti hanno la loro storia.

Numero 1, il secchione.

Seduto in prima fila durante le lezioni, è anche il primo a essere interrogato. Sebbene abbia tempestato tutti i colleghi di corso con domande assurde, che asserisce siano state fatte dal professore nella sessione d’esami svolta nel marzo dell’83, continuerà fermamente ad affermare di non ricordarsi nulla. Passerà l’esame con il 30, spaventando il professore per la precisione minuziosa data nelle risposte.

Numero 2, il fuggitivo.

Non darà mai l’esame, se ne andrà dopo la prima interrogazione del secchione. Prima di andare, ti sussurrerà all’orecchio la ragione, “tanto lo provo al prossimo appello, che c’è più gente e sicuramente sarà più generoso con i voti”. Non darà mai l’esame.

Numero 3, il fortunato.

Sa solo un argomento e si vanta con tutti di non aver studiato nulla eccetto il suddetto argomento. Passerà con il 30, dopo che il professore gli avrà fatto i complimenti, stupefatto per la sua preparazione su quell’argomento così complesso.

Numero 4, il fenomeno.

Ha una preparazione mediocre, da 18-22. Ma quello che lo rende fenomenale è la sua innata capacità di contraddire il professore su un argomento che insegna da ormai oltre dieci anni. Alla fine, dopo aver rifiutato un 18 estremamente risicato, andrà via con faccia schifata continuando a lamentarsi che l’Università Italiana va in rovina perché non consente il dibattito alla pari.

Numero 5, la escort.

Arriva il giorno dell’esame senza aver studiato molto, in shorts, canottiera bianca e scarpe Nike Air fucsia o rosa shock. Alle domande del professore accavalla le gambe, si sposta i capelli, si tocca le labbra e fa di tutto pur di non rispondere alla domanda, ripetendo balbettante le ultime parole del professore. Ma non importa, il professore finirà le frasi per lei, e solo dopo essersi ricordato di avere a casa una moglie e una figlia la promuoverà con un 20.

Numero 6, il genio.

Non ha studiato, ma in fondo neanche gli serve. L’esame potrebbe essere Medicina Nucleare così come Diritto Privato, lui sarebbe ugualmente pronto. Profondo conoscitore dell’arte sofista, non risponderà mai direttamente alle domande del professore, riuscendo sempre ad aggirarle con sillogismi o raffinati quanto contorti ragionamenti. Il professore, entrato in confusione, lo promuoverà con un 24.

Numero 7, lo sfigato.

Ha studiato lo stesso argomento del numero 3. Ovviamente capiterà dopo il numero 3 e per questo verrà bocciato.

Numero 8, il veterano.

È la settima volta che tenta l’esame, giurando e spergiurando di esser stato bocciato nelle precedenti sei sempre per colpa di allineamenti cosmico/planetari avversi o perché il professore era in crisi in quel periodo. Non ammetterà mai di non aver studiato abbastanza. Verrà bocciato di nuovo, e quando lo rincontrerai qualche mese dopo ti dirà di averlo finalmente passato con un 19. È una bugia.

Numero 9, l’uomo che sapeva tutto.

Poverino, lui sapeva davvero tutto. Una preparazione da 30 e lode e approfondimenti sugli approfondimenti. Peccato si sia dimenticato di iscriversi all’esame.

Numero 10, il gocciolone, detto anche “il sudicio”.

Preparazione media da 23-27, ma con un piccolo problema ormonale non trascurabile che gli fa perdere da tutto il corpo dai due a tre galloni d’acqua al minuto quando sottoposto a stress. Il professore lo passerà con un 25 dopo due domande.

Ovviamente sarai interrogato dopo il gocciolone, ereditando la sua sedia bagnata.

Sedia bagnata, sedia fortunata. Ci siamo, manca poco e te ne andrai. Ti siedi. La maglietta madida di sudore e lo schienale già bagnato dal gocciolone si fondono e diventano un’unica cosa, costringendoti a stare in una posizione scomodissima sotto i vigili occhi del professore.

Fatti forza, altre tre/quattro domande e sarai al mare con gli amici, a festeggiare la vittoria, oppure a casa, a leccarti le ferite della sconfitta.

Vi vorrei raccontare come va a finire l’esame, ma lo farò un’altra volta.

pfz