Sabato pomeriggio. Il cielo è nuvoloso, pioviggina e ho un dolore al ginocchio. Non so se è da imputare ai trent’anni appena compiuti o al fatto che ho dormito tutta la notte nella posizione del 4, ovvero con la gamba destra piegata sotto la sinistra.
Vorrei stiracchiare un po’ i muscoli, farli respirare, ma sono in macchina. Il piede destro riposa mentre il sinistro resta fermo sulla frizione, con la speranza di sollevarsi presto. Ma non è così facile.
Il parcheggio dell’IKEA è sempre affollato, ma questo sabato trovare un posteggio libero è davvero una missione degna di Ethan Hunt. Ho già girato cinque volte e ancora non ho visto un’auto andare via. La giostra dei parcheggi continua, mentre le mani iniziano a tamburellare sul volante al ritmo di “Boogie Shoes”.
La Ford Focus davanti a me decide di svoltare a sinistra, così io decido di andare avanti ancora un po’. Sto per perdere le speranze quando con la coda dell’occhio li vedo. Una coppia attempata che traina un carrello con sopra un enorme cartone di circa un 150×70 cm. La mia preda.
La scruto da lontano, come un lupo famelico che ha appena intravisto in un gregge di pecore quella più languida ed indifesa.
Lui va per la settantina, porta un fedora color grigio topo che pensavo indossassero solo i gangster negli anni ’20 e un baffo importante. Lei è più giovane di lui, al massimo di cinque/sei anni. Ha i capelli riccioluti tinti di un biondo spento, spentissimo, che non accetta il passare dell’età che avanza.
Li seguo sotto la leggera pioggerellina per quasi cento metri, quando finalmente arrivano davanti ad una vecchia Skoda Octavia. Metto la freccia, non mi resta che aspettare che escano. Che illuso.
Il primo minuto è dedicato allo studio delle misure. Cappello di topo solleva il cofano, guarda il cartone, poi di nuovo il cofano. Si mette a ravanare con i sedili di dietro. Finta bionda, nel mentre, cerca di tirar su dal carrello il pacco da almeno dieci chili. Cappello di topo abbandona i sedili, corre ad aiutarla, le dice qualcosa.
Sto iniziando a innervosirmi, e per evitare di continuare a fomentare la mia ira crescente, cerco di capire quale mobile potrebbero aver comprato. Sembrerebbe essere una libreria, e pure bella grande. Forse un Kallax.
Cappello di topo e Finta bionda sollevano il pacco, e con relativa facilità lo appoggiano nel bagagliaio. I sedili di dietro sono ancora sollevati, e Cappello di topo corre ad abbassarli. Finta bionda prova a fare leva e spingere più in dentro alla macchina il cartone, ma non ha abbastanza forza, le serve l’aiuto di Cappello di topo per aiutarla a portare più avanti il carico.
Nonostante l’impegno, trenta centimetri buoni di cartone continuano a sbucare fuori dal baule. Cappello di topo lancia qualche commento blasfemo, mentre Finta bionda prova a spingere dentro il pacco. La metafora sessuale è assolutamente voluta, perché il movimento che fa Finta bionda ricorda proprio quello di un attore di film per adulti.
Anche guardandola da lontano, risulta chiaro come Finta bionda stia tentando di inculare la Skoda con un enorme cartone.
Sono curioso di capire come quel movimento di bacino potrebbe mai aiutare a ridurre i trenta centimetri che sporgono dalla Skoda. Cappello di topo le intima di smetterla, mentre lui cerca una soluzione, ma lei ormai è pervasa dallo spirito di John Holmes, e continua imperterrita a lavorarsi il cartone.
La cosa assurda è che sembra funzionare. Colpo dopo colpo, botta dopo botta, pian piano qualche centimetro dello scatolone inizia ad entrare. Finta bionda grida qualcosa al marito, e dopo un lieve tentennamento, anche Cappello di topo si ritrova con il pacco in mano (il cartone, cosa pensate) per cercare di spingere dentro l’auto la libreria.
Nonostante sia dentro la mia macchina, avverto distintamente i rumori metallici delle sospensioni. Mi sembra quasi di sentire la povera Skoda ansimare, come una di quelle ragazze che non riesce proprio a prenderlo tutto, tanta è la maestosità delle dimensioni del fallo.
Sono passati tre minuti buoni da quando sono arrivati, e nonostante tutto il lavoro, una quindicina di centimetri sono ancora sporgenti, tutti ancora ben visibili fuori dal culo della Skoda. Cappello di topo è stanco, si passa la mano sulla fronte. Lo stesso fa la sua signora, stremata da tutto quel movimento di bacino.
Dietro di me, intanto, il parcheggio comincia a svuotarsi. Per un attimo ci penso, a tornare indietro, lasciare Cappello di topo e Finta bionda al loro destino. Ma sono troppo curioso di vedere come la risolveranno.
Cappello di topo fa segno alla moglie di chiudere il bagagliaio. Finta bionda obietta, fa notare che ci sono ancora una quindicina di centimetri di scatola fuori, ma Cappello di topo le fa segno di stare calma e di fare come dice lui. Ha un piano.
Cappello di topo apre la portiera di dietro e si sdraia sulla scatola, facendo segno alla moglie di chiudere il baule. Finta bionda obbedisce. I quindici centimetri non consentono di chiudere del tutto il cofano, ma Cappello di topo aggancia con un cordino il bordo destro del baule alla macchina. In breve fa lo stesso con il bordo sinistro.
Finta bionda fa notare al marito come la sua creazione non sia propriamente stabile, ed anzi, lo scatolone potrebbe abbandonarli nella lunga strada per casa. Cappello di topo la guarda con aria di sufficienza, le fa segno di salire in macchina. Lei fa spallucce, ma obbedisce.
Cappello di topo osserva nuovamente il bagagliaio, da due spintarelle. Il bagagliaio non sembra aprirsi. Tanto è sufficiente, con calma serafica sale sulla Skoda e accende il motore e mette la freccia.
La mia, nel mentre, non ha mai smesso di lampeggiare. Nonostante ora il parcheggio sia più vuoto, nonostante la pioggerellina abbia smesso di essere così insistente. La Skoda fa retromarcia e finalmente esce dal parcheggio.
Che scena del cazzo. Anzi, del Kallax.
pfz
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