Cappuccetto Nero, giovane figlia della lupa (sic!) del proletariato contadino, è intenta a giuocare nel cortile di casa quando la madre, con rigoroso imperativo, le ordina di portare alla nonna malata una cesta di prelibati dolciumi tradizionali.

Cappuccetto Nero, con ammirevole audacia, s’incammina saltellando per la selva incurante dei pericoli.

Quand’ecco, nel suo marciare per il sentiero, davanti a ella si staglia l’infido Lupo Cattivo.

-Buongiorno, giovane fanciulla. Dove vi state recando? – domanda l’astuta bestia.

-Buongiorno Signor Lupo. Mi sto dirigendo alla magione della mia nonna inferma. – risponde ingenuamente Cappuccetto Nero.

Il vile canide elabora rapidamente un esecrabile piano, raccomandando alla giovane virgulta di attenersi a un percorso più lungo per le frasche, in modo da poter arrivare per primo alla magione dell’anziana degente.

Giunto all’abitazione, il Lupo Cattivo, dopo essersi fatto aprire l’uscio con l’inganno, spalanca le fauci e inghiotte l’anziana in un sol boccone, per poi assumere le di lei vesti e riposare nel talamo in attesa dell’arrivo dell’ambita preda.

Pochi minuti dopo, Cappuccetto Nero, arrivata all’alloggio ed entrata nell’alcova della nonna, immediatamente riscontra delle discrepanze fra la figura presente nel letto e l’anziana nonna.

-Oh ava, ma che grandi pupille che hai. – enuncia insospettita Cappuccetto Nero.

-Cara nipote, le mie grandi pupille sono per osservare la magnificenza delle italiche opere. – replica il Lupo Cattivo.

Cappuccetto Nero, ben poco convinta dalle motivazioni, mantiene dentro di sé il dubbio di non essere di fronte all’anziana nonna.

-Oh ava, che grande bocca che hai! – esclama la giovane.

-È per poter narrare la grandiosità del Nostro DVCE, mia giovane nipote. – asserisce il Lupo Cattivo.

Convinta della bontà dell’affermazione, l’ingenua giovane si rasserena.

-Ora avvicinati, mia cara nipote, cosicché possa osculare le tue rosse (sic!) gote in segno di imperitura riconoscenza. – aggiunge il Lupo Cattivo, sfruttando il momento propizio.

Cascata con tutti i piedi nel vile inganno, la giovane Cappuccetto Nero non fa in tempo ad approssimarsi al talamo che il Lupo Cattivo dilata le voraci fauci e cerca di farne un sol boccone.

In quel momento, un Cacciatore errante, nel suo vagabondare fra la selva, ode inconsueti e singolari rumori di deglutizione provenire dall’abitazione.

Sprezzante del pericolo, baldanzoso il Cacciatore avanza senza indugio fino alla camera da notte dell’anziana.

Nel riscontrare un Lupo con vesti femminili intento a digerire una giovane pulzella, il Cacciatore sguaina la fida ascia che porta al fianco, adoprandola per sventrare il villoso addome del Lupo.

Dopo aver affrancato dalla stomachevole prigionia Cappuccetto Nero e l’anziana nonna, il Cacciatore sentenzia:

-Da oggi in poi, giovane donzella, presta prudenza nel parlar con gli sconosciuti, specie quando nominano il nostro DVCE.

Cappuccetto Nero annuendo con il capo, ringrazia il Cacciatore della preziosa lezione impartitale.


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