Tutti abbiamo la nostra moneta del carrello.

Quell’ormai vecchio e arrugginito pezzo di rame e metallo che vive nel nostro portafogli solo per permetterci di prendere il carrello quando andiamo a fare la spesa al supermercato.

Ho spesso pensato a come doveva sentirsi, la moneta del carrello. Così l’altro giorno ho provato a chiederglielo.

Mi ha detto che è stanca. Non avrebbe mai pensato che sarebbe stata quella la sua fine. Mi ha detto che aveva dei sogni. Ambiva viaggiare di cassa in cassa, vedere nuovi paesi, finire in una qualche collezione di monete rare, di diventare il portafortuna di qualcuno, o perché no di far felice qualche pargolo che aveva appena perso il primo dentino.

Non si aspettava di certo di capitare in fondo al portafoglio, relegata ad essere lei “quella del carrello”.

Le ho spiegato che essere “quella del carrello” non è poi così male. Hai uno scopo, un obiettivo, sei utile per qualcuno.

Sì, mi ha risposto lei, ma solo quando quel qualcuno lo vuole. Sai, mi ha detto, all’inizio è pure soddisfacente, ti fa sentire importante. Poi piano piano l’importanza svanisce, e tutto diventa scontato, dovuto.

Passi dal diventare la più apprezzata, a quella che deve stare lì, a farsi sempre trovare pronta. Ed allora inizi ad invidiare la vita di quelle monete da distributori automatici, quelle che una volta inserite spariscono per sempre dopo averti reso felice. Lei no, deve stare lì anche nei giorni infelici, nei giorni tristi, nei giorni incazzati. La inserisci, la recuperi, e poi la continui ad usare, usare e usare. La illudi di una libertà apparente e poi la fai di nuovo tua.

No, mi ha detto, non puoi capire ciò che proviamo noi monete del carrello.

Quanto ti sbagli, le ho risposto. Vi capisco benissimo. Credi forse che io non sia la moneta del carrello di qualcuno? Tutti siamo monete del carrello di qualcuno, solo molte volte impieghiamo del tempo prima di capirlo. E non ne basta uno, ma ce ne vogliono tanti carrelli presi, prima di iniziare anche solo a pensarci su.

Sì, mi ha risposto lei, ma per voi è più facile.

Perché, le ho chiesto.

Perché voi potete scegliere di non essere la moneta del carrello di qualcuno.

Così l’ho guardata un po’, prima di constatare che, in effetti, aveva ragione lei.

Alla fine, pensieroso, ho preso un cesto.

Almeno non serve una moneta.

pfz