Quando cammino non guardo quasi mai la strada. La conosco a memoria. Imposto il pilota automatico e il mio corpo si muove da solo, così la mia mente può pensare ad altro, come quelle notifiche presenti da tre giorni su diversi gruppi What’s App. Vorrei lasciarle lì, anche perché sono convinto che più della metà siano meme o gif di gatti, ma non posso, perché so che se le ignorassi in circa un’ora raddoppierebbero di numero. Giro a destra e vado avanti per venti metri, poi il pilota automatico me lo ricorda. Semaforo. Spengo lo schermo e guardo in alto, c’è il rosso per i pedoni.

Sulla mia destra compare una ragazza, i capelli fucsia, un piercing al labbro inferiore e delle cuffie fosforescenti sulle orecchie. Mi guarda. Rosso per i pedoni, ma rosso anche per le macchine. La ragazza dai capelli fucsia continua a osservarmi. Scuote la testa, quasi come a dire, “Su, attraversa. Io ti seguo.”.

Cosa fare? In una frazione di secondo, la mia mente passa in rassegna tutte le possibili ipotesi.

Le scelte effettivamente sono due: decidere di passare indipendentemente dal colore del semaforo o aspettare il verde. Se passo e scatta il verde per i pedoni avrò guadagnato dei secondi preziosi, secondi che potrei utilizzare per altre cose nella giornata. Ma se passo e scatta il verde per le automobili non solo rischierò di farmi investire, ma anche di essere vituperato da parecchia gente incazzosa.

Naturalmente, la scelta più saggia sarebbe aspettare il verde per i pedoni, ma se il verde per i pedoni scattasse subito sarebbe come aver perso quei secondi in cui sono rimasto fermo ad aspettare piuttosto che passare, secondi dei quali sono molto geloso.

È una sofferta decisione. Fanculo, io aspetto.

Accendo lo schermo del telefono e striscio il dito per sbloccare lo schermo. La ragazza con i capelli fucsia mi guarda, poi fissa il semaforo, poi di nuovo me. Sbuffa, visibilmente scontenta della mia presa di posizione, e con uno scatto si lancia sulla strada per passare.

La mia mente partorisce un pensiero alla Harry Callaghan: “Coraggio… fatti ammazzare!”.

È in quel preciso istante che scatta il verde per le macchine. Gli automobilisti appestano subito l’aria con parolacce e insulti, e mentre il frastuono dei clacson echeggia in tutta la via, la ragazza dai capelli fucsia si ferma tempestivamente e fa marcia indietro, non prima di aver ricambiato le ingiurie verso la mamma degli automobilisti.

Mi guarda, ed io ricambio con un sorriso. Mi fissa sbigottita, gli occhi che si domandano “ma che cazzo ti ridi te”. Distolgo lo sguardo. Non capirebbe, non potrebbe capire.

È solo che ho fatto la scelta giusta.  

pfz